Di Andrea Salis / 1943 visualizzato/ STORIE

Partendo dall'articolo sulla 300D della Canon mi è venuta voglia di approfondire la storia della fotografia digitale. Perché sicuramente le origino sono più lontane di quando si pensi.

Partendo dall'articolo sulla 300D della Canon mi è venuta voglia di approfondire la storia della fotografia digitale. Perché sicuramente le origino sono più lontane di quando si pensi.

Facendo alcune ricerche ho scoperto che già nelle eplorazioni spaziali c'era la necessità di trasmettere a lunga distanze le immagini dei satelliti e quindi il formato digitale era l'unico modo utile a questo scopo.

Nel 1975 un ricercatore della Kodak, Steven Sasson, lavora ad un progetto rivoluzionario che darà alla luce la prima fotocamera digitale. In pratica gli fu chiesto se era possibile realizzare uno strumento con tecnologia simile al C.C.D. (Charge Coupled Device - Rilevatore di Luce Elettronico messo a punto nei Laboratori Bell nel 1969). Dal progetto nacque un prototipo di fotocamera con risoluzione di 0,01 Mega Pixel il quale catturò la prima immagine in bianco e nero in 23 seconi per poi registrare il risultato ottenuto su una casseta magnetica.

Solo nel 1978 depositò il brevetto e ci vollero alcuni anni di studi e ricerche affinché la qualità dell'immagine divenisse accettabile e si potesse parlare di fotocamera digitale.

Il 24 agosto 1981 uscì sul mercato la prima fotocamera digitale: la Sony Mavica FD5. Le immagini che produceva avevano una risoluzione di 570x490 pixels e venivano salvate su un floppy disk.

La vera rivoluzione fu il poter vedere immediatamente l'immagine ottenuta dalla fotocamera.
Scattare le fotografie e scaricarle sul computer senza doverle stampare riduceva i costi sensibilmente iniziando a creare interesse per lo strumento.

L'accettazione dei nuovi apparecchi fotografici da parte dei fotografi non fu immediata. Infatti le fotocamere digitali non disponevano delle raffinatezze meccaniche e ottiche caratteristiche di più di un secolo di fotografia. Niente ottiche intercambiabili, poche regolazioni manuali e un display da tenere a distanza elevata dagli occhi al posto del mirino. 
Insomma lo stile personale dello scatto fotografico non poteva in tal modo essere realizzato, e la versatilità delle impostazioni variabili di apertura e tempi veniva negata.

[CONTINUA]