-Il disagio percepito-
Installazione interattiva: foto bucate di piccolo formato che possono essere suonate attraverso un carillon a nastro. Misure cm: 15 x 51 x 20 - anno 2020
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Il periodo dopo il lockdown imposto dalla pandemia, ha visto il riprendere lento delle attività quotidiane, in distanziamento sociale. Da un lato, il disagio percepito alla vista di assembramenti, dall’altro, il voler cercare di evitare il nemico invisibile del virus, ci porta ad immaginare l’estraneo come pericoloso, sgradito. Insieme a tutto questo, l’estraneo sembra cieco, non vede il nemico che è tutto intorno. Questo caos è quasi ovunque, dissonante.
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Ho cercato fin dall’inizio della pandemia di descrivere in fotografia il senso di disagio percepito: i buchi nelle fotografie sono la chiave di questo disagio. Il buco è essenzialmente qualcosa che non si può vedere: cosa c'era in quel punto della fotografia? Allo stesso tempo la foto bucata ci pone di fronte ad un oggetto parzialmente rovinato, non più integro. Infine il buco suona, e suona male.
Nei carillon a nastro, la posizione dei buchi è strategica per far suonare delle buone melodie: bucando le foto attorno alle persone per rappresentare quel virus invisibile, si ottengono praticamente sempre degli accordi stonati. Questo è quello che si prova nel vedere il gruppo di persone vicine tra loro: “Come fanno a non accorgersi di essergli praticamente accanto? Perché decidono di ignorarlo?”
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Il 24 febbraio 2022 l’inizio del conflitto in Ucraina, insieme al decremento progressivo delle ospedalizzazioni a causa del virus, ha di fatto rimpiazzato le prime notizie di giornali e telegiornali fino a quel momento dedicate a statistiche di contagio e regole di convivenza con la pandemia.
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L’opera, che vivo come un percorso personale di desensibilizzazione all’argomento, ha come suo termine ideale una marcia per la pace fatta a Roma in aprile 2022: l’unica foto senza buchi di tutta la serie nonostante la presenza di tantissime persone.