Piano Grande.
di Matteo Maurizio Mauro
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Categoria: Paesaggio
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12 commento/i
31/05/2017 21:12
La tua ricerca in PP di dare un tratto pittorico qui non mi dispiace, ciao.
RISPONDI02/06/2017 11:49
Gentilmente mi chiarisci il "qui". Vuoi dire che in altri casi non hai gradito .Fammi un esempio.Grazie.
RISPONDIIn risposta al commento di
Commento: La tua ricerca in PP di dare un tratto pittorico qui non mi dispiace, ciao.
02/06/2017 20:34
Olà Matteo, mi riferivo solo alla tua precedente, che mi sembra frutto dello stesso workflow. In "Meriggio d'Agosto", pur se il messaggio 'calura' arriva, fotograficamente la trovo un pò slavata, sembra uno scatto malriuscito, in dettaglio ed esposizione, anche se sono sicuro che non lo è. Mentre qui la poca chiarezza (rif.ta al comando regolazione che mi pare tu possa aver usato), in presenza del forte contrasto delle nuvole, caratterizza e dà personalità alla scena, in 'meriggio..' la appiattisce. Ma non badare a me, non sono obiettivo, è che non amo a prescindere un certo tipo di PP od il suo eccessivo uso. Pur se qualche volta lo spingo anch'io, alla fine preferisco sempre gli scatti dove mi fermo ad un livello come dire..di 'creatività sostenibile', o meglio, 'credibile' a meno che non sia propedeutico al B/N o ad altre forme di "elaborazione classica". Quest'ultime non inseguono l'immagine di partenza ma scelgono una netta rottura con la realtà ripresa ed allo stesso tempo sono permeate di stile, sobrietà, rigore e carica espressiva. (Tipo il Low Key o l'High Key, ad esempio, che peraltro sembra piaccia anche a te, vedi Inle Lake). Al contrario, la forzata ricerca di artefatti, intesi all' abbellimento di uno scatto 'a tutti i costi' o peggio al suo tentativo di recupero, sempre più frequenti ultimamente, non incontrano il mio favore, ma questa è un'altra storia. Nelle forme di espressione artistica, tutto, in generale, ruota attorno a gusti soggettivi e a personalissime idee, e non sarò certo io a negarlo, ma credo che per sua natura la fotografia abbia una 'mission' caratterizzata da una spiccata aderenza a criteri grafici di obiettiva realtà. IMHO Ciao, Fabrizio.
RISPONDIIn risposta al commento di Matteo Maurizio Mauro
Commento: Gentilmente mi chiarisci il "qui". Vuoi dire che in altri casi non hai gradito .Fammi un esempio.Grazie.
04/06/2017 16:06
Un fotografo ha scritto "la realtà è a colori ma la verità è in bianco e nero".Vengo dall'analogico dove la PP era molto ridotta.Ero di concezione classica ,non amante di PS specialmente là dove venivano escluse persone e cose o introdotte altre. Successivamente sono arrivato al digitale dove la PP è quasi d'obbligo specialmente se il file è RAW. Mi sono reso conto che la PP è il 4° processo della fotografia dopo 1) ideazione 2)esecuzione 3) scelta. La fotografia contemporanea (non moderna) ha esplorato campi mai prima pensati: dalla digit art a seguire. Non tutto è di buon gusto e non tutto trova il mio favore. Non metto più paletti purchè l'opera "funzioni" come dice l'artista contemporaneo. Sia di buon gusto e rappresenti il "bello artistico". Certo hai aperto un dibattito difficile e complesso. E' stato un piacere. Ciao, Matteo.
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Commento: Olà Matteo, mi riferivo solo alla tua precedente, che mi sembra frutto dello stesso workflow. In "Meriggio d'Agosto", pur se il messaggio 'calura' arriva, fotograficamente la trovo un pò slavata, sembra uno scatto malriuscito, in dettaglio ed esposizione, anche se sono sicuro che non lo è. Mentre qui la poca chiarezza (rif.ta al comando regolazione che mi pare tu possa aver usato), in presenza del forte contrasto delle nuvole, caratterizza e dà personalità alla scena, in 'meriggio..' la appiattisce. Ma non badare a me, non sono obiettivo, è che non amo a prescindere un certo tipo di PP od il suo eccessivo uso. Pur se qualche volta lo spingo anch'io, alla fine preferisco sempre gli scatti dove mi fermo ad un livello come dire..di 'creatività sostenibile', o meglio, 'credibile' a meno che non sia propedeutico al B/N o ad altre forme di "elaborazione classica". Quest'ultime non inseguono l'immagine di partenza ma scelgono una netta rottura con la realtà ripresa ed allo stesso tempo sono permeate di stile, sobrietà, rigore e carica espressiva. (Tipo il Low Key o l'High Key, ad esempio, che peraltro sembra piaccia anche a te, vedi Inle Lake). Al contrario, la forzata ricerca di artefatti, intesi all' abbellimento di uno scatto 'a tutti i costi' o peggio al suo tentativo di recupero, sempre più frequenti ultimamente, non incontrano il mio favore, ma questa è un'altra storia. Nelle forme di espressione artistica, tutto, in generale, ruota attorno a gusti soggettivi e a personalissime idee, e non sarò certo io a negarlo, ma credo che per sua natura la fotografia abbia una 'mission' caratterizzata da una spiccata aderenza a criteri grafici di obiettiva realtà. IMHO Ciao, Fabrizio.
04/06/2017 19:42
Un immagine stupenda e molto pittorica, complimenti per la composizione!!!
RISPONDI05/06/2017 02:57
Bella, intensa, un'atmosfera molto particolare.
RISPONDI05/06/2017 22:40
E' stato ed è un piacere anche per me Matteo. Sento nelle tue parole la passione e quando c'è, da entrambi le parti, argomentare è bello!! Concordo pienamente con quello che dici e mi riconosco anch'io nel percorso che hai fatto. Il punto, per me, sono proprio le nuove frontiere che apre il digitale. La DigitArt, che giustamente citi, può ancora definirsi fotografia? O meglio, fino a che punto lo è e quando finisce di esserlo? Dove è posta la linea di confine? La creatività non è in discussione la disciplina sì. Quando lo scatto, viene chiamato a coprire il solo ruolo di bozza alla pari degli schizzi preparatori nelle opere pittoriche, a mio avviso perde la sua identità e migra, delegando a 'qualcos'altro' la sua forza espressiva. Così il prodotto delle idee di un fotografo diventa il seme delle idee di un grafico in una convivenza nuova ma poco limpida sia per l'uno che per l'altro. Il fotografo non finalizza una interpretazione sostenibile della realtà ed il grafico non crea "ex novo" ma copia, sovrappone e rielabora. Il risultato è un prodotto diverso, che si muove e si trasforma, sulla cui qualità o gradimento non mi esprimo ma che, a mio avviso, non è più fotografia. Sul buon gusto condivido ma andrei cauto è un terreno molto soggettivo e la definizione di "bello artistico" è tutta da chiarire. Credo che in tutte le forme di espressione chi la promuove non debba porsi per forza l'obiettivo "che funzioni", se questo è inteso in prospettiva del consenso altrui. Così facendo lascierebbe un terreno di autenticità e genuinità, qualunque esso sia, per una strada di tendenza ed omologazione. Nelle community web, per la verità, è comprensibile che si cerchi di piacere e muoversi in questo senso poi è anche divertente, ha il sapore di un gioco, ma siamo sicuri che sia veramente quello che ci interessa? La proposta deve soddisfare l'autore o deve soddisfare il pubblico? Io credo che la prima risposta definisca l'aspetto irrinunciabile la seconda un piacevole effetto collaterale. Voglio confidarti una cosa: vedendo oggi "Meriggio..." su un altro monitor, devo un pò rielaborare l'impressione che mi ha dato. Non è un ripensamento di circostanza è che effettivamente mi è parsa più nitida e contrastata. Resto così della mia idea: la fotografia liquida non è compiuta, troppe variabili fuori controllo, solo la stampa ne è la consacrazione. Ciao, Fabrizio.
RISPONDIIn risposta al commento di Matteo Maurizio Mauro
Commento: Un fotografo ha scritto "la realtà è a colori ma la verità è in bianco e nero".Vengo dall'analogico dove la PP era molto ridotta.Ero di concezione classica ,non amante di PS specialmente là dove venivano escluse persone e cose o introdotte altre. Successivamente sono arrivato al digitale dove la PP è quasi d'obbligo specialmente se il file è RAW. Mi sono reso conto che la PP è il 4° processo della fotografia dopo 1) ideazione 2)esecuzione 3) scelta. La fotografia contemporanea (non moderna) ha esplorato campi mai prima pensati: dalla digit art a seguire. Non tutto è di buon gusto e non tutto trova il mio favore. Non metto più paletti purchè l'opera "funzioni" come dice l'artista contemporaneo. Sia di buon gusto e rappresenti il "bello artistico". Certo hai aperto un dibattito difficile e complesso. E' stato un piacere. Ciao, Matteo.
06/06/2017 12:38
Hai ragione : alcune definizioni andrebbero chiarite. Buon gusto è un parametro soggettivo ma che, nella mia esperienza, ha un largo margine di consenso. "it works" non si rivolge ad un opera ruffiana che cattura il consenso . Ma si rivolge ad un opera che riesce a tramettere qualcosa quale che sia il mezzo anche non ortodosso. L'attore,il romanziere,l'artista , il fotografo senza il pubblico non esiste ,anche se a volte il suo pubblico non è del suo tempo se innovatore. E' una corrispondenza bidirezionale che arricchisce entrambi.La fotografia era la sorellastra della pittura, poi gli artisti in seguito hanno usato la fotografia introducendola nei loro lavori(collage,installazioni etc..) adesso con la nascita della Fotografia Contemporanea (Poivert, La fotografia Contemporanea Einaudi)ha preso una strada senza limiti e le cui finalità non sono facili da definire.Ciao. Matteo.
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Commento: E' stato ed è un piacere anche per me Matteo. Sento nelle tue parole la passione e quando c'è, da entrambi le parti, argomentare è bello!! Concordo pienamente con quello che dici e mi riconosco anch'io nel percorso che hai fatto. Il punto, per me, sono proprio le nuove frontiere che apre il digitale. La DigitArt, che giustamente citi, può ancora definirsi fotografia? O meglio, fino a che punto lo è e quando finisce di esserlo? Dove è posta la linea di confine? La creatività non è in discussione la disciplina sì. Quando lo scatto, viene chiamato a coprire il solo ruolo di bozza alla pari degli schizzi preparatori nelle opere pittoriche, a mio avviso perde la sua identità e migra, delegando a 'qualcos'altro' la sua forza espressiva. Così il prodotto delle idee di un fotografo diventa il seme delle idee di un grafico in una convivenza nuova ma poco limpida sia per l'uno che per l'altro. Il fotografo non finalizza una interpretazione sostenibile della realtà ed il grafico non crea "ex novo" ma copia, sovrappone e rielabora. Il risultato è un prodotto diverso, che si muove e si trasforma, sulla cui qualità o gradimento non mi esprimo ma che, a mio avviso, non è più fotografia. Sul buon gusto condivido ma andrei cauto è un terreno molto soggettivo e la definizione di "bello artistico" è tutta da chiarire. Credo che in tutte le forme di espressione chi la promuove non debba porsi per forza l'obiettivo "che funzioni", se questo è inteso in prospettiva del consenso altrui. Così facendo lascierebbe un terreno di autenticità e genuinità, qualunque esso sia, per una strada di tendenza ed omologazione. Nelle community web, per la verità, è comprensibile che si cerchi di piacere e muoversi in questo senso poi è anche divertente, ha il sapore di un gioco, ma siamo sicuri che sia veramente quello che ci interessa? La proposta deve soddisfare l'autore o deve soddisfare il pubblico? Io credo che la prima risposta definisca l'aspetto irrinunciabile la seconda un piacevole effetto collaterale. Voglio confidarti una cosa: vedendo oggi "Meriggio..." su un altro monitor, devo un pò rielaborare l'impressione che mi ha dato. Non è un ripensamento di circostanza è che effettivamente mi è parsa più nitida e contrastata. Resto così della mia idea: la fotografia liquida non è compiuta, troppe variabili fuori controllo, solo la stampa ne è la consacrazione. Ciao, Fabrizio.
06/06/2017 15:34
E' un piacere leggervi. Avete toccato argomentazioni nelle quali mi sono ritrovato, cercando di capire i vostri angoli di visione. Possono esserci più verità? è una delle cose che talvolta mi contestano, quando do ragione a considerazioni diverse, ma imho è così, almeno per me. Intanto mi piacerebbe distinguere fra impressione ed emozione. L'emozione viene generata da un contenuto aldilà della sua forma, che può essere anche essenziale, perché non tocca solo il valore estetico ma punta al coinvolgimento personale. L'impressione blandisce il gusto, sempre personale, ed è più eclettica, sia nella creazione che nella percezione, e qui spesso la realtà deborda. Io che sono sempre stato rigoroso sul realismo, eppure ammiro stupefatto alcune realizzazioni in post, che nell'iperbole accarezzano corde assopite. Senza entrare nel merito di definizioni (quando si definisce una cosa, indirettamente si stabiliscono dei confini) e senza entrare nello stargate della creatività, che assorbe tutto, tutti gli input, e restituisce chissà cosa dove e come, io credo che l'importante per un autore sia trasmettere la propria impronta identitaria, carica di tutte le idee e concezioni creative. Quando poi eventualmente ti poni dalla parte dell'osservatore, tutto è soggetto al gusto personale. Ho visto concorsi stellati nei quali dei premi erano assegnati a delle ciofeche pazzesche, almeno per me. E' evidente che non ho saputo cogliere, ma sono contento così. Statemi bene, cari amici, e mantenetevi così, diversi e autonomi.
RISPONDI06/06/2017 15:42
" io credo che l'importante per un autore sia trasmettere la propria impronta identitaria, carica di tutte le idee e concezioni creative."Bellissimo concetto che sottoscrivo in pieno.
RISPONDIIn risposta al commento di antonio arfelli
Commento: E' un piacere leggervi. Avete toccato argomentazioni nelle quali mi sono ritrovato, cercando di capire i vostri angoli di visione. Possono esserci più verità? è una delle cose che talvolta mi contestano, quando do ragione a considerazioni diverse, ma imho è così, almeno per me. Intanto mi piacerebbe distinguere fra impressione ed emozione. L'emozione viene generata da un contenuto aldilà della sua forma, che può essere anche essenziale, perché non tocca solo il valore estetico ma punta al coinvolgimento personale. L'impressione blandisce il gusto, sempre personale, ed è più eclettica, sia nella creazione che nella percezione, e qui spesso la realtà deborda. Io che sono sempre stato rigoroso sul realismo, eppure ammiro stupefatto alcune realizzazioni in post, che nell'iperbole accarezzano corde assopite. Senza entrare nel merito di definizioni (quando si definisce una cosa, indirettamente si stabiliscono dei confini) e senza entrare nello stargate della creatività, che assorbe tutto, tutti gli input, e restituisce chissà cosa dove e come, io credo che l'importante per un autore sia trasmettere la propria impronta identitaria, carica di tutte le idee e concezioni creative. Quando poi eventualmente ti poni dalla parte dell'osservatore, tutto è soggetto al gusto personale. Ho visto concorsi stellati nei quali dei premi erano assegnati a delle ciofeche pazzesche, almeno per me. E' evidente che non ho saputo cogliere, ma sono contento così. Statemi bene, cari amici, e mantenetevi così, diversi e autonomi.
06/06/2017 21:58
Credo Antonio che tu abbia messo tutti d'accordo, se ce n'era bisogno. Avere qualcosa da dire, avere la passione per elaborarla, la capacità e la voglia di esprimerla, pone, in fondo, del tutto secondario l’aspetto del linguaggio utilizzato per farlo. Un caro saluto a te e Matteo.
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